Newton e Brescia: le donne e la borghesia

Estasiato dalla visione di alcune fotografie di Villa Ferrari, in via Amba d’Oro a Brescia, spedite dall’amica fotografa Manuela Pavesi, Helmut Newton raggiunse la cittadina italiana, superba, forte ed aristocratica, nel 1981, E amanuela raccontò:

Dovevamo fare uno shooting per Vogue. Pellicce, più che altro. Lui adorava le pellicce. Adorava il lusso, in verità. Pensai alla casa di mia sorella per il set. La fotografai d’estate, con i lenzuoli bianchi appesi in giardino. Appena la vide, Helmut impazzì. Si precipitò con la modella prediletta di allora, una viennese che ritraeva nei suoi celebri doppi. Prima vestita, poi nuda”.

E Newton immortalò la splendida viennese in scatti patinati, freddi e doppi, appunto, a metafora di quella borghesia superba tipica della stessa città di Brescia.

Cristiana Pavesi, padrona di Villa Ferrari oggi Gnutti, afferma a Panorama: «Era l’unico uomo che abbia mai visto cui donavano i calzini bianchi. Si trattenne da noi pochi giorni, abbagliato dagli arredi déco, rigorosamente su misura e perfettamente integri, della casa. Li progettò l’architetto Ettore Canali. Trovai una donna completamente nuda in giardino! Coprii gli occhi ai piccoli. I giardinieri erano a bocca spalancata. Helmut, impassibile, scattava».

Poi Newton si spostò tra i vigneti di Ca’ del Bosco nel 1989, per il calendario dell’azienda di Maurizio Zanella: “Fece i casting da noi. Centinaia di valchirie discinte che ancheggiavano in azienda. I dipendenti ne furono entusiasti. Newton si trattenne una decina di giorni. Un tipo folle ma lucido, meticoloso, avido lettore. Non un gran bevitore, purtroppo. Restammo amici. Ci vedevamo una volta l’anno a Montecarlo o al Festival di Venezia”.

 

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