Michael Fassbender: intervista al sex-symbol del cinema

Serio e disinvolto Michael Fassbender ride e scherza, parlando di sesso e perversioni. Ma non solo…

Shame” di Steve McQueen ha aperto le porte, idealmente e seppur più recente, ad una larga cinematografia (intimista o di nicchia o persino soft porn) dove l’umanità più toccante, quotidiana e contemporanea si affaccia ed è corrisposta inevitabilmente, dalla seduzione e dall’erotismo, e le estetiche e subculture di oggi sembrano essere riemerse dopo anni nei quali vi era una così netta distinzione tra pornografia e non.

Ora quel confine non c’è più, o meglio, ci si gioca ad arte persino per i grandi successi dei multi-sala internazionali, dimostrando che  il corpo è diventato l’espediente, il mezzo e persino il fine di un’umanità spesso troppo assoggettata al quotidiano, al tempo e alle tecnologie.

Vincitore della Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia 2011, Michael Fassbender (classe 1977, tedesco naturalizzato irlandese) è diventato con “Shame”, “Bastardi Senza Gloria”, “X-Men l’Inizio” e “A Dangerous Method” uno degli attori di punta di Hollywood, grazie a talento, ironia, capacità d’immedesimazione e, diciamolo, un gran fisico.
Spogliato (e non solo metaforicamente), Michael si rivela nelle pellicole che lo vedono protagonista (alte sono le aspettative per “Prometheus” di Ridley Scott) come pochi colleghi hanno fatto in passato, nudo e crudo, epsonendo, sotto la guida del regista di cui è attore-feticcio (appunto Steve McQueen – vedi “Hunger” sulla vita di Bobby Sands), il suo invidiabile corpo nei panni di un sex-addicted contemporaneo.


Un’umanità congelata nella quotidianeità, che sfocia e corrisponde in una sessualità forzata e dissacrante, quasi meccanica per come viene ossessionatamente ricercata.
Ma non solo. Ce ne ha parlato lui stesso in occasione del Festival veneziano l’anno scorso…

MF: “Shame? Ho adorato il mio personaggio. Cattivo e congelato, e problematico nelle sue turbe psicologico-esistenziali, al punto da essere facile per ognuno di noi immedesimarcisi. Ha perso il punto focale della sua vita, sembra, e per scappare dalla sua quotidianeità, ammorbante e in una New York veloce ed impassibile, cade nella perversione dove tutto è fisicamente possibile, a tratti fuori dalla normale concezione morale, ed è intrappolato nei suoi pensieri, nella sua solitudine e nel suo silenzio.
Cerca di scappare da ciò che capisce di poter amare, per rimanere congelato in un non vivere che asomiglia tanto ai non luoghi dei quadri di Edward Hopper. E’ la storia opposta a quella di “Hunger”: lì Bobby Sands era intrappolato fisicamente, ma mentalmente libero, qui è il contrario.
Brandon è vittima di sé stesso, non delle sue perversioni sessuali: il suo inferno privato è dentro di lui e forse non è realment ein grado di scapparvi
”.


Michael ha anch einterpretato recentemente il ruolo di Carl Jung in “A Dangerous Method” di David Cronenberg: una pellicola maliziosa e contraddistinta dalla classica morbosità del regista, incentrata anch’essa sul ruolo del sesso:
C’è del congelamento anche nel ruolo di Jung: algido e rigido nelle sue  convinzioni e nella determinazione alla scoperta psicologica. Visse in un periodo storico florido per la filosofia e le arti, e la sua esperienza è stata illuminante in relazione alla scoperta e allo studio delle modalità comportamentali e sessuali dell’uomo”.

Nudo davanti alla telecamera? Non sembra essere un gran problema per Fassbender, che però avverte:
Spogliarsi davanti a un sacco di persone, tra regista e staff tecnico e simulare rapporti sessuali è imbarazzante. Ma poi non so come ci si fa l’abitudine!”.

Se non l’avete ancora visto, ecco il trailer di “Shame”:

Categoria: CinemafeaturedInterviste

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