MASSIMO GIACON: il maestro del fumetto tra Sexorcismi, Pop e XL

Casanova diaryè il blog del Direttore Ilaria Rebecchi frutto della collaborazione tra idiaridicasanova.it e nuovavicenza.it, dove si illustreranno alcune realtà della seduzione e dell’eros, tra arte, commercio e quotidianità

Massimo Giacon: padovano, illustratore, fumettista, designer e musicista tra i più eclettici e geniali del nostro paese – basti pensare ai personaggi creati per XL La Repubblica. «Nel fare l’illustratore o il fumettista oggi il web può ingannare. Ci sono illustratori che sono famosi nel web ma che hanno difficoltà economiche, e di fatto essere famosi sul web è come essere miliardari a Monopoli. Negli anni ’80 i tempi erano più rilassati, c’erano meno creativi e meno possibilità di farsi notare. Ma la vita del creativo in Italia ha sempre comportato fare surf tra le onde dei vari disastri economici». Giacon è anche designer (per Alessi tra gli altri): «la prima volta che ho dovuto disegnare un oggetto tridimensionale ero agitato, e ci ho messo molto tempo per arrivare a “Mr. Suicide”, che alla fine è un oggetto simbolico che riassume il mio approccio al design: raccontare una breve storia con un oggetto funzionale ma allo stesso tempo evocativo».
Fondatore (1981) del progetto multiculturale “Trax” con Piermario Ciani e Vittore Baroni, che ha seguito la nascita e l’ascesa di Frigidaire, celebre rivista nata agli albori degli anni ’80 e che annoverava tra gli altri anche Tanino Liberatore e Andrea Pazienza: «Andrea mi ha regalato il suo modo di fare fumetti, costruendo grandi storie partendo dalla propria vita, e facendole diventare comuni ai lettori. Ettore Sottsass è stato un gigante con cui ho condiviso molte cose: datore di lavoro, collezionista, consigliere, complice, e soprattutto amico».

Ma veniamo a bomba: il sesso, nell’opera di Massimo Giacon, è la componente principale, primordiale motore di trasformazioni dei suoi mostruosi personaggi, sgraziati e folli, irresistibili e coloratissimi, in perfetto stile pop-art: «Sul binomio sesso-arte ho lavorato molto, anche come performance, ma non mi interessa l’arte erotica in sé: la trovo noiosa. Il sesso è una componente così influente nei comportamenti delle persone e mi sembrerebbe ipocrita tralasciarla e sublimarla con la religione, altra componente condizionatrice dell’animo umano. Mentre la religione si basa sull’ipotesi del paradiso, il sesso e le droghe sono un “paradiso tangibile”, perciò la loro liberalizzazione fa paura a molte società organizzate!».
Massimo vede volgarità non nel sesso, ma nella «presunzione di pensare che gli altri sono più stupidi o ignoranti di noi. I nostri tempi sono fatti di persone che hanno speso molto per plasmare un pubblico volgare quanto loro: una scoreggia fa sempre ridere, ma dopo un po’ la puzza smorza lo sganascio». Tredici anni orsono, organizzò in una galleria la performance artistica ‘Sexorcismo’: «La galleria Lipanje Puntin di Trieste si prestò alla kermesse, che univa disegno, musica e performance in un mix esplosivo: grandi opere su carta giapponese, con oggetti e macchine sessuali utilizzati da persone mascherate in maniera grottesca e legami alle pratiche BDSM. Le pareti della galleria erano istoriate con scritte raccolte nei cessi pubblici, e all’inaugurazione io e altri personaggi vestiti di latex abbiamo suonato rock’n roll esibendoci con alcuni classici re-interpretati (Sex Machine, I wanna be Your Dog ecc). A Trieste se lo ricordano ancora!»

Il sesso nell’arte oggi è spesso ancora un tabù: «Fa paura. Il collezionista medio preferisce un quadro “trasgressivo” con Hitler o un serial killer, e ha ancora delle remore nei confronti di immagini di sesso esplicite. E un utente di facebook rischia di essere bannato per un culo o una tetta fotografati, ma può condividere immagini di guerra o di animali  macellati. La società contemporanea si regge sulla violenza e la sopraffazione e non sul piacere».
Alcune opere di Massimo sono visitabili fino al 10 marzo all’interno della mostra “Kama – Sesso & Design”, organizzata alla Triennale di Milano: «E’ una mostra coraggiosa che testimonia quanto la sessualità sia una spinta inarrestabile per la produzione di immagini e oggetti. Un istinto innato, come il desiderio di libertà, e di trascendere alle limitazioni della nostra carne. Gli oggetti sono un’estensione del corpo, ne migliorano le funzionalità. Inevitabilmente queste pulsioni naturali generano una forma contraria, la temperanza e l’astinenza perseverate dalla religione cattolica che si presenta come sostituto anche all’assunzione di droghe, altra pulsione».
Al Triennale Museum possiamo trovarlo anche nella sua personale “The Pop will Eat Himself”, con i suoi personaggi deformati come giocattoli mostruosi: «Quando mi chiedono se faccio parte di una corrente legata al Lowbrow o al new Pop io rispondo che vorrei essere anti-pop. Alla lunga il Pop mi stanca con la sua natura impenetrabile alla serietà, ma forse ha ragione lui, il Pop: quando ci giochi ti sporchi le mani, perché prima o poi mangerà sé stesso, e prima ancora divorerà te».
In cantiere nuovi progetti per Alessi, l’uscita di una nuova graphic-novel realizzata con Tiziano Scarpa per Rizzoli-Lizard, Massimo a marzo sarà ad Affordable Art Fair Milano con i colleghi di XL Ale Giorgini, Alberto Corradi e Diavù nel progetto Officin4, in preparazione di “Q4attro” per il Museion di Bolzano, atteso per maggio.

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