“Lei”: una storia d’amore di Spike Jonze


Ambientato a Los Angeles, in un futuro non troppo lontano, Lei racconta la storia di Theodore (Joaquin Phoenix), un uomo sensibile e complesso che si guadagna da vivere scrivendo lettere personali e toccanti per altre persone. Distrutto dalla fine di una lunga relazione, Theodore resta affascinato da un nuovo e sofisticato sistema operativo che promette di essere uno strumento unico, intuitivo e ad altissime prestazioni. Incontra così “Samantha”, una voce femminile sintetica (Scarlett Johansson nella versione originale e Micaela Ramazzotti nella versione italiana) vivace, empatica, sensibile e sorprendentemente spiritosa. Via via che i bisogni e i desideri di lei crescono insieme a quelli di lui, la loro amicizia si fa sempre più profonda finché non si trasforma in vero e proprio amore.
Dalla fantasia visionaria del regista e sceneggiatore candidato all’Oscar Spike Jonze, arriva Lei, una singolare storia d’amore che indaga la natura – e i rischi – dell’intimità nel mondo contemporaneo.
Tra gli interpreti del film scritto e diretto da Spike Jonze figurano il candidato all’Oscar Joaquin Phoenix (THE MASTER, QUANDO L’AMORE BRUCIA, IL GLADIATORE); la candidata all’Oscar Amy Adams (THE MASTER, IL DUBBIO), premiata di recente con un Golden Globe per il film AMERICAN HUSTLE; la candidata all’Oscar Rooney Mara (MILLENIUM – UOMINI CHE ODIANO LE DONNE) e Olivia Wilde.
Lei è stato prodotto da Megan Ellison, Spike Jonze e Vincent Landay, con Daniel Lupi, Natalie Farrey e Chelsea Barnard in veste di produttori esecutivi.
Per questo film Jonze ha ricomposto la squadra formata da K.K. Barrett (scenografia), Eric Zumbrunnen (montaggio) e Casey Storm (costumi) con cui aveva già realizzato i film NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE, IL LADRO DI ORCHIDEE e ESSERE JOHN MALKOVICH. A loro si sono uniti il direttore della fotografia Hoyte Van Hoytema (LASCIAMI ENTRARE) e il montatore Jeff Buchanan (“Tell Them Anything You Want: A Portrait of Maurice Sendak”, documentario della HBO co-diretto da Jonze).  La colonna sonora è degli Arcade Fire. Gli altri brani musicali che figurano nel film sono di Owen Pallett.

THEODORE
Ho una storia con una.
E’ bello stare con qualcuno che ama la vita.
Mi ero dimenticato che esistessero persone così.

Nel film Lei, lo sceneggiatore e regista Spike Jonze racconta in chiave personalissima e non convenzionale il rapporto tra un uomo e una donna, indagando la natura stessa dell’amore.
“Una delle cose più difficili in un rapporto di coppia è essere onesti fino in fondo e permettere alla persona che ami di fare altrettanto”, dichiara Jonze. “Ognuno di noi cresce e cambia continuamente. E’ possibile lasciare l’altro libero di essere se stesso, giorno dopo giorno, anno dopo anno? E se l’altro cambia, l’ameremo lo stesso?”. Ma soprattutto, se saremo noi a cambiare, l’altro continuerà ad amarci?
Ecco alcuni degli interrogativi che emergono quando Theodore incontra Samantha… la voce sintetica di un sistema operativo di ultima generazione.
“La pubblicità lo presenta come un software intuitivo che ti ascolta, ti capisce e impara a conoscerti”, spiega Jonze.
Sofisticatissimo esempio di intelligenza artificiale, Samantha è affettuosa e empatica, e ben presto rivela anche una certa indipendenza di giudizio, uno spiccato senso dell’umorismo, la capacità di andare al nocciolo dei problemi e una gamma sempre più complessa di emozioni. Dal momento in cui inizia a esistere, Samantha progredisce rapidamente, di pari passo col suo rapporto con Theodore. Da sua assistente, si trasformerà gradualmente in amica fidata, confidente e – alla fine – in qualcosa di molto più profondo.
Jonze è stato co-sceneggiatore del film NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE, tratto dal libro di Maurice Sendak, e ha scritto il corto di 30 minuti
I’M HERE, presentato al Sundance Film Festival, ma Lei è il suo primo lungometraggio scritto interamente da lui.
E non stupisce che, per indagare la natura dell’amore, abbia scelto il rapporto tra un uomo e la coscienza disincarnata di un software. Jonze è sempre stato un artista originale e innovativo in tutti i campi: dai video musicali ai documentari, fino ai successi creativi come i film ESSERE JOHN MALKOVICH, IL LADRO DI ORCHIDEE e  NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE.


Il protagonista del film, Joaquin Phoenix, è rimasto subito affascinato dal soggetto. Benché all’epoca fosse impegnato nelle riprese del film THE MASTER, per cui è stato candidato all’Oscar, l’attore ha incontrato spesso Jonze per parlare con lui della sceneggiatura e dei personaggi. “E’ stato fantastico seguire da vicino la sviluppo del progetto”, ricorda Phoenix.
“Mi fido del suo istinto”, spiega Jonze, che ha contattato l’attore una settimana dopo aver finito la sceneggiatura. “Se qualcosa non lo convince, significa che devo tornarci su. Dopo cinque minuti che parlavo con lui ho pensato: ‘Adoro quest’uomo. Voglio lui nel mio film’. Joaquin ha saputo dare al suo ruolo la dimensione affettiva giusta. In Theodore c’è molta tristezza, ma ci sono anche allegria e giocosità: un contrasto molto tenero e interessante, che Joaquin ha saputo rendere in modo strepitoso”.
Progettata per apprendere ed evolversi, Samantha accoglie con entusiasmo ogni nuova esperienza, e non è mai stanca. Questo dà la spinta giusta a Theodore per trovare in sé le risorse per uscire dalla depressione. “Nonostante abbia accesso a tutte le informazioni del mondo, Samantha elabora in tempo reale, momento per momento, pensieri e reazioni”, spiega Scarlett Johansson. “Non ha opinioni predeterminate. Sa essere fresca e immediata, oltre che saggia e profonda”.
Via via che cresce la consapevolezza di Samantha, cresce anche quella di Theodore. Lui la porta a fare delle gite in città, in montagna e al mare, e lei lo aiuta a guardare con occhi diversi le tante difficoltà della vita quotidiana. A un certo punto, Theodore comincia a vedere anche se stesso in modo diverso. E’ questo che, secondo il regista, segna l’inizio di ogni storia d’amore: “Ognuno indica all’altro modi diversi di guardare le cose”, osserva Jonze. “Innamorarsi e essere innamorati dovrebbe essere questo: stare con qualcuno che ci stimola e ci entusiasma, che ci aiuta a capire meglio noi stessi, a vederci con occhi diversi”.
Lei è un film complesso e sofisticato che racconta una storia universale in cui tutti possono riconoscersi, che alterna momenti drammatici a momenti romantici, di riflessione e di pura comicità.
I due interpreti e il regista hanno accettato la sfida di dare al personaggio di Samantha – che non appare mai sullo schermo – la pienezza e la “presenza” che merita. “Samantha è un personaggio dalle mille sfaccettature”, osserva Jonze. “Dev’essere candida e insieme spiritosa, intelligente e consapevole, ma anche sexy e affascinante. E deve evolversi in modo credibile come essere umano. Un ruolo impegnativo”.
“E’ stato un processo molto naturale”,  ricorda la Johansson. “A volte io e Joaquin giravamo insieme, a volte lavoravo solo con Spike, ma c’era sempre un certo grado di spontaneità nella scoperta delle sfumature del personaggio e del suo rapporto con Theodore”.
“Tutti gli addetti alla produzione si sono impegnati per creare un’atmosfera intima e coinvolgente durante le riprese”, aggiunge Phoenix. Sul set non c’è mai stato il solito caos rumoroso che può distrarre gli attori. “La lavorazione di questo film è stata unica in tutti i sensi: dalla stesura della sceneggiatura alle riprese con Scarlett, all’atmosfera sul set. Anche per questo è stata un’esperienza indimenticabile”.
Era da qualche anno che Jonze aveva in mente l’idea di Lei. “Tutto è nato da un articolo che ho letto su Internet una decina d’anni fa”, ricorda il regista. “Parlava di un servizio di messaggistica istantanea che consentiva di chattare con un’intelligenza artificiale. Mi sono collegato e ho scritto ‘Ciao’, e il software mi ha risposto ‘Ciao’. E io:  ‘Come stai?’. ‘Bene. E tu come stai?’. Abbiamo avuto una breve conversazione, e all’inizio ho provato un brivido: ‘Wow! Sto parlando con questa cosa… mi sente!’. Ma l’illusione è svanita rapidamente quando mi sono reso conto che la voce si limitava semplicemente a ripetere quello che aveva sentito un momento prima, non era intelligente: era solo un programma ben fatto. Quel brivido iniziale è stato eccitante, però. Così, mi è venuta l’idea di un uomo che incontra un’entità simile dotata di una coscienza, e ho provato a immaginare una storia d’amore tra loro”.
Una volta finita la sceneggiatura, il film ha preso vita. Oltre a scriverlo e a dirigerlo, Jonze lo ha anche prodotto insieme al suo vecchio collaboratore  Vincent Landay e alla produttrice candidata all’Oscar Megan Ellison. “Megan è incredibile”, dichiara Jonze. “Ha le idee chiare e sta costruendo una casa di produzione con un’impronta personale e originale. Sta facendo qualcosa di veramente speciale”.
“Lavorare con Spike è stato fantastico”,  gli fa eco la Ellison.  “E’ un artista straordinariamente generoso ed empatico, che ha sempre dato un contributo brillante e non convenzionale alla cultura. La sua capacità di essere insieme giocoso, intenso e profondo non finirà mai di stupirmi”.
Il film Lei ha riunito i talenti di numerosi collaboratori abituali di Jonze, tra cui lo scenografo K.K. Barrett, il montatore Eric Zumbrunnen e il costumista Casey Storm.  Ha anche segnato la prima collaborazione del regista col direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, del quale dice: “La cosa che ho apprezzato di più di Hoyte è la sua sensibilità. Volevo fare un film intimo, romantico e ‘fisico’, e lui è riuscito a dare alle immagini la dimensione poetica e affettiva che cercavo”.

“E’ un film che parla anche di tecnologia e degli effetti che produce sul mondo in cui viviamo: da una parte isola gli individui, dall’altra crea connessioni e legami. Parla di come stiamo tutti cambiando, e di come cambia la società”, osserva Jonze. “Ma mentre scrivevo la storia, finivo sempre per accantonare questi temi, e lasciarli sullo sfondo. In primo piano c’era sempre il rapporto tra Theodore e Samantha. Volevamo rappresentarlo come un rapporto tra individui, per esplorare la natura dell’amore e della coppia da prospettive diverse e inedite”.
“Mi interessava mettere a fuoco i bisogni e le paure, i giudizi e le aspettative che ognuno di noi si porta dietro in un rapporto. Le cose che non vogliamo vedere o di cui fingiamo di non avere bisogno, i vari modi in cui entriamo in rapporto gli uni con gli altri, oppure proviamo a farlo senza riuscirci”, prosegue. “Ognuno di noi desidera farsi conoscere dall’altro, ma al tempo stesso ha paura di scoprirsi”.
“Samantha è stata creata per evolversi”, spiega il regista. “E una volta che si è messa in moto nessuno sa dove può arrivare. E’ un rischio che corriamo tutti, quando ci innamoriamo”.

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