L’insostenibile leggerezza dell’essere

Romanzo di formazione scritto trent’anni fa da Milan Kundera, “L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere” racconta della vita degli artisti cecoslovacchi della Primavera di Praga nel 1968, illustrando la vita del Quartetto di Kundera composto fotografa Tereza e da suo marito il chirurgo Tomáš che ha un’amante, la pittrice Sabina che a sua volta ama il professore universitario Franz.
Una donna gelosa ma debole, Tereza, che accetta le amanti del marito, compresa la bella Sabina, uno spirito libero incapace, forse, di legami duraturi.
Quattro protagonisti carnali e libertini, quasi risucchiati nella normalità delle loro sessualità svincolate, capaci di intrappolare il lettore in turbamenti esistenziali e filosofici, in un pathos crescente e drammatico costruito dal tormento della passione.
La leggerezza di cui parla Kundera è insita nell’esistenza stessa, ma nasconde sempre un peso insostenibile ed irresistibile, che trascina l’uomo verso anime opposte, possedute dalla pesantezza.

Un romanzo cult già dalle prime uscite dell’epoca, che ha ispirato il regista Philip Kaufman per il suo omonimo capolavoro cinematografico del 1988, con protagonisti Daniel Day-Lewis e Juliette Binoche, e che grazie alla sapiente sceneggiatura di Jean-Claude Carrière si rivela sensuale ed avvolgente, struggente e mirabolante nell’essenza, come un delizioso racconto erotico dove passione ed affetto si mescolano per far diventare la liberazione sessuale la più grande arma di difesa ed attacco di uno stato, la Cecoslovacchia, all’epoca sottomesso ed occupato dalla Russia.







Categoria: CinemaPoetry

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