CASANOVA DIARY: Antonella Zerbinati e l’erotismo quotidiano


Quella di Antonella è una pittura carnale, passionale, segreta.
Di cognome fa Zerbinati, è nata a Montecchio Maggiore nel 1982 e l’arte ce l’ha nel sangue (il fratello Alessio è apprezzato musicista, il padre stilista e la madre scrittrice – ndr) e nel curriculum pieno zeppo di mostre all’attivo e con una laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia in Pittura e Disegno Erotico.
Insegna di Discipline Pittoriche nella scuola Secondaria, e la sua indagine pittorica si concentra proprio sull’erotismo, con corpi femminili testimoni di una meditazione sulla femminilità e sul rapporto con il corpo.

“Il disegno e la pittura sono codici espressivi che fin dall’infanzia ho amato”, confessa Antonella, il cui tratto spesso monocromatico, esalta figure drammatiche e scarne, come nei dipinti di Schiele e Freud: “porto dentro di me l’esperienza visiva proveniente di artisti come Rodin, Schiele, Freud, Dumas da cui ho colto ispirazione distanziandomi attraverso codici espressivi personali.”
E le sue figure, tutte femminili, sono pervase di energia, leggere, potenti, capovolte e ruotate per disorientare l’osservatore e imporre il contrasto tra attrazione e respingimento, mentre il volto è intenso, mai appagato, alla ricerca di pace:
Il corpo sembra sottomesso al gesto ma non si abbandona in esso, mantenendo tensione e sfida verso un pudore appena celato sotto la superficie.”
La tecnica di Antonella è nervosa e densa, accarezza e deflora i corpi, li rende invitanti ma diffidenti,“le tinte sono quelle degli incarnati, tenui, opachi ma accesi. Il colore non deve distogliere l’attenzione dal messaggio che i corpi emanano. Le membra sono leggere ed eteree ma ancorate alla dimensione terrena grazie alla morbidezza delle forme”.

E il nudo è palesemente il fulcro delle sue opere:
I nudi femminili sono il frutto di un’introspezione che vede lo scontro tra essere femmina ed essere donna, nel bisogno di esorcizzare le inibizioni che solo nell’istante carnale trovano pace.
Nudi femminili e tutti autoritratti
, perché nell’autoerotismo non si mente a se stessi, non ci si inganna, si esiste così profondamente da sentirsi pervasi e poi svuotati”.
Un rapporto conflittuale con il proprio corpo, da parte dell’artista?
c’è contraddizione tra il mio corpo e l’attribuzione di femminilità alla mia persona: il mio carattere è percepito spesso eccessivamente mascolino e si scontra con il mio desiderio di femminilità”.

 

Nella sua più recente esposizione, dal titolo “Erotismo Quotidiano” (realizzata dalla Pramantha Arte Contemporarygallery di Lamezia Terme) Antonella propone opere su carta che riassumono la sua ricerca:l’erotismo fa parte di noi e del nostro essere carne e spirito ogni giorno. Ci rende veri e concreti e ci fa scontrare con il distorto senso del pudore e del peccato tipico della nostra cultura.
Ecco perché al titolo della mostra “Erotismo Quotidiano” è stato abbinato il sottotitolo “La potenza di esistere”.

Nelle opere di “Erotismo Quotidiano” il corpo femminile é la casa del piacere, dell’intimità, della scoperta:
“Nel corso delle epoche il tema erotico è stato indagato soprattutto da artisti uomini che ne hanno dato un’interpretazione spesso maschilista.
La mia ricerca investe una sfera segreta che definisce l’identità di una donna in tutta la sua esistenza.
I miei quadri sono sensazioni fisiche e mentali trasformate in materia visiva, fascinazioni estetiche ed estatiche che parlano ad ognuno in modo differente. Piacere, dolore, vergogna, estasi, ebbrezza, angoscia sono solo parti di un tutto primordiale che si svela nell’istante carnale“.

(Auto)Erotismo sì, ma senza volgarità: “La storia dell’Arte ci racconta di quanto l’erotismo fosse presente nelle rappresentazioni anche insospettabili come religiose.
L’erotismo è in primis uno stato mentale e può non essere collegato all’esperienza fisica, anzi questa è solo la conclusione del processo erotico.

La volgarità subentra quando si spoglia l’erotismo dalla sua componente psicologica e mentale
, facendolo diventare attività fisiologica o asettica parodia”.

Vicenza dunque culla nell’esplorazione artistica dell’eros:
“La nostra città vanta una grande tradizione legata alla pittura e alla grafica d’arte ed è la città con più scuole ad indirizzo artistico nel Veneto.
Abbiamo enormi risorse culturali, e si dovrebbe promuovere l’eccellenza.
La mia esperienza personale è complessa viste le tematiche e questo mi ha portata a cercare visibilità fuori, dove è forse meno diffuso il senso del pudore.
Recentemente però l’amministrazione ha cominciato a muoversi con proposte di ampio respiro come il Gay Pride e gli eventi correlati e questo mi fa sperare di poter essere riconosciuta in futuro anche nella mia città.”

E lo speriamo anche noi!

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