Vi raccontiamo la storia di Giacomo Casanova

Abbiamo preso ispirazione proprio da lui per questo nuovo progetto editoriale, e non potevamo che dedicargli un articolo: ecco la storia di Giacomo Casanova

Avventuriero, scrittore, filosofo, filantropo, amante, seduttore, poeta, matematico e persino scienziato, Giacomo Casanova nasce il 2 aprile del 1725 in una Venezia brillante e ridente.
Cresciuto in una famiglia di attori, Giacomo si laure in giurisprudenza nel 1742, e dopo aver addirittura tentato la carriera ecclesiastica (che però non troppo si confà alla sua più briosa natura), prova quella militare, per poi lasciarla e farsi mantenere dal patrizio Matteo Bragadin. Attanagliato da sospetti ed illazioni fugge dalla città natale e ci fa ritorno solo dopo 3 anni, accusato di aver avuto un’avventura con due monache.

Rinchiuso nella prigione veneziana dei Piombi, da cui evaderà nel 1756 diventando celeberrimo, Casanova viaggia in continuazione, rimanendo però fedele e profondamente ancorato al suo essere veneziano, innamorato, letteralmente, della sua città.
Teatri, bische, dolce vita, casini, cene eleganti ed incontri galanti con la bella donna della serata: ecco la vita del giovane Casanova, affascinante seduttore di donne d’ogni classe e provenienza, affabile oratore e gran dotto.
Arrestato nuovamente, ma a Parigi e per bancarotta, si reca prima in Svizzera e poi in Olanda, in Germania e a Londra, e successivamente in Russia e Spagna: tornerà in Italia solo nel 1769 e a Venezia due anni dopo.

La storia di Giacomo Casanova

Brillante ed ambizioso, letterato ed amante della buona cucina, Casanova non possedeva un’estrema bellezza ma era in grado di adescare in maniera talentuosa e magnetica chiunque gli capitasse sotto tiro.
Scrisse meravigliosi testi come il più celebre “Storia della mia vita” ed una serie di diari (da cui il nostro titolo – ndr), dove narrò peripezie, sussulti, amori e vicende d’ogni genere.
In un estratto di una sua lettera a G. F. Opiz del 1791 si legge: “Scrivo la mia vita per ridere di me e ci riesco. Scrivo tredici ore al giorno, e mi passano come tredici minuti. Qual piacere ricordare i piaceri! Ma qual pena richiamarli a mente. Mi diverto perché non invento nulla. Ciò che affligge è l’obbligo che ho, a questo punto, di mascherare i nomi, dal momento che non posso divulgare gli affari degli altri“.

E parlando di se stesso e delle personalità simili alle sue dirà: “Felici quelli che senza nuocere a nessuno sanno procacciarsi il piacere, e insensati gli altri che si immaginano che l’Essere Supremo possa rallegrarsi dei dolori e delle pene e delle astinenze ch’essi gli offrono in sacrificio“.

Morì il 4 giugno 1798 convinto si trattasse di un mero mutamento della forma, e da allora la sua fama crebbe esponenzialmente fino a diventare icona della seduzione e delle arti tutte, come celebrato in innumerevoli film, opere pittoriche e teatrali e musicali.

A lui va la nostra stima, la riconoscenza e una dedica speciale come fonte d’ispirazione.

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