L’eno-arte di Elisabetta Rogai


Quando il quadro invecchia come il vino, seducendo e ammaliando in volti e corpi femminili delicati e passionali.
Per realizzare le opere è stata necessaria la collaborazione dell’Università di Firenze.
Sulla tela il dipinto muta colore via via che passa il tempo.
Può un dipinto invecchiare? La prima idea del genere era venuta allo scrittore inglese Oscar Wilde, che ne aveva tratto il soggetto per Il ritratto di Dorian Gray. Adesso il fantastico diventa realtà, grazie a un’intuizione della pittrice fiorentina Elisabetta Rogai, che si è imbattuta in questo fenomeno mentre stava realizzando alcune opere d’arte con il vino, con una tecnica mai usata prima. Diversi artisti si erano infatti cimentati nell’impresa, provando a utilizzare un materiale come il vino rosso per realizzare dei quadri, ma l’esito non era mai arrivato a potersi dire pienamente soddisfacente. Ogni tentativo finora si era scontrato con ostacoli tecnici: la densità del vino, la volatilità dell’alcol, l’evidente limite nella “tavolozza” dei colori a disposizione, l’esigenza di limitare i lavori a tele di piccole dimensioni.

E’ stato necessario un lungo lavoro di ricerca e sperimentazione, anni di studio e molti tentativi, attraverso l’aiuto del professor Roberto Bianchini (docente di chimica organica dell’Università degli Studi di Firenze) unito alla versatilità di un’artista non nuova a innovazioni tecniche – ma oggi i quadri wine-made sono una realtà. Gli eno-capolavori di Elisabetta Rogai sono realizzati su normali tele ma esclusivamente con vini rossi e bianchi, tranne il primo tratto di carboncino per delineare le figure. Nessuna aggiunta di colore o altri componenti sintetici: solo vino al 100%, che – proprio perché naturale – invecchia sulla tela riproducendo esattamente l’evoluzione del vino che ha luogo dentro una bottiglia.

E’ proprio questo aspetto, a rendere uniche al mondo le opere col vino di Elisabetta Rogai: man mano che passa il tempo, il dipinto “invecchia”, evolve sulla tela perché il vino passa dai colori tipicamente giovanili (violacei, melanzana, porpora) a quelli caratteristici dell’invecchiamento (mattone, ambrati, aranciati). Un processo che in cantina richiede diversi anni, sulla tela invece solo pochi mesi. Però per evitare che il processo di invecchiamento si protragga sine die la Rogai ha elaborato un sistema di fissaggio naturale che – pur lasciando mutare le tonalità – impedisce ai colori di sbiadire oltre una certa soglia.

di Cristina Vannizzi

Categoria: ArteCibofeatured

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