Ex moglie si innamora “da morire” di ex moglie, lo spettacolo per bloccare la violenza sulle donne

BLOCCATE QUESTO SPETTACOLO!

(124 donne morte ammazzate. Un marchio “MADE IN ITALY- anno 2012”)

– Ex moglie si innamora “da morire” di ex moglie –

(allegra barbarie)

Testo/Inchiesta di Betta Cianchini

Con Francesca Romana Miceli Picardi



Regia Laura Jacobbi

 

Al Teatro Lo Spazio
dal 2 al 6 Aprile

 

Con il Patrocinio della Cooperativa Sociale Befree (contro la violenza sulle donne)

Con il patrocino del Digayproject e Imma Battaglia

Questo monologo sarà il primo di una lunga serie… una serie che prevede  365 storie.

Storie di donne uccise. Una al giorno. Un perfido Memento. Storie che verranno rappresentate da tante attrici diverse e tante registe diverse. 365 storie che trarranno spunto dalla cronaca italiana. Un made in Italy di origine macabra e non controllata.

Io sottoscritta Betta Cianchini mi impegno a scrivere i 365 monologhi ed a chiedere ad attrici e registe di metterle in scena…

 

FINCHE’ VERRA’ UCCISA – IN UN ANNO – ANCHE UNA SOLA DONNA IN TUTTA ITALIA.

IL PRIMO ANNO CHE VEDRA’ IL “SUO” 365° GIORNO SCEVRO DA CASI DI FEMMINICIDO FINALMENTE SARA’ L’ULTIMO ANNO DI SPETTACOLO. SPETTACOLO CHE VERRA’ FINALMENTE BLOCCATO.

Un conto alla rovescia, una beffarda provocazione, il primo spettacolo destinato alla morte. La sua – si spera.  Una speranza che non sarà “l’ultima a morire”. Una scommessa con l’assassino. Quello che il Teatro non vorrebbe mai – quindi la fine del suo mandato – verrà agognato e sperato fino all’ultimo.

Che il destino si prenda delle storie su di un palcoscenico e ci lasci quella donna a rischio. Che abita in Emilia o a Napoli, in carne e ossa, con passi pesanti a terra e lacrime ancor più pesanti nei pensieri, ma almeno ce la lasci viva. E noi sospireremo di gioia. La sua.

Un Progetto che già vanta la collaborazione di tante associazioni e di tanta parte della società civile che aderisce caparbia e a macchia d’olio. Un progetto “folle” per contrastare una “follia ancor più grande e pericolosa”.

Più se ne parlerà, più diventerà pane quotidiano da masticare e digerire, più la prevaricazione e la violenza troveranno meno spazio e ancor meno ragione.

 

Vi chiediamo di BLOCCARE QUESTO SPETTACOLO… NON VOGLIAMO METTERE IN SCENA LA MORTE DELLE DONNE ITALIANE, MA LA LORO VITA.

 

Collaborano e sostengono il Progetto

RadioRock / Genitoriprecari.it

Vitadidonna Onlus e Fonderia delle Arti

 

L’arma bianca della parola può sconfiggere la “pericolosità” di alcuni atteggiamenti che non sembrano affatto migliorare, anzi sembrano crescere ed autoalimentarsi.

Qual è il problema di fondo? Forse la paura di una società che deve cambiare perché ha già mutato pelle e cuore, ma non tutti sono pronti. Non finché il mondo omosessuale riuscirà a confrontarsi ed unirsi con il mondo etero e divenire un “unicum”.

Giù gli schemi, i preconcetti, i “distinguo”, le appartenenze, via le paure.

Se l’urgenza di parlare di una donna omosessuale è vivamente sentita da una donna etero, allora una rete “diversa che mira all’unione” è possibile.

Se l’urgenza non è più di chi subisce e non è solo di chi “sente quotidianamente la violenza psicologica” ma è l’urgenza viva e scalpitante di chi vive questa vita con la consapevolezza che la dignità deve essere appannaggio di tutte e tutti allora qualcosa sta cambiando.

E’ la società tutta, la società civile, noi uomini e donne che siamo mamme, non mamme, mogli, mariti, insomma noi donne e uomini etero che dobbiamo “sentire VIVA sulla nostra pelle” l’onta della vergogna per certe brutte storie di cronaca…

Non nel mio nome, non con il mio benestare,

non col mio silenzio/assenso.

Questa è l’urgenza che ha dato vita a questo testo/inchiesta.

Si parte dalla scoperta dell’omosessualità di una ex moglie per arrivare al femminicidio. Perché? Perché in Italia essere una donna lesbica non è facile, ma è ancor più difficile se la decisione è avvenuta dopo un matrimonio.

Ed ecco che l’uomo di questo Spettacolo – un maschio italiano – non solo si sente “cornuto” ma l’idea che la propria moglie se la faccia con un’altra donna ed abbia trovato la SUA FELICITA’ provoca in lui un “fastidio costante e frustrante”.

 

Un tarlo continuo nella sua mente. Ed un pensiero maligno e beffardo lo scuote. “Con una donna no. Non è nella casistica, non è nella norma del tradimento… non può essere”.

E così un monologo ironico e divertente, quasi un “one woman show” che ci farà sorridere di una etero alle prese con la scoperta del mondo femminile a lei così vicino ma che ora le sembra improvvisamente sensuale ed entusiasmante… diventa un noir. Una ex moglie si innamora di una ex moglie.

Le due si incontrano, si scoprono, si inanmorano e diventano una nuova coppia. Sono felici.

Ma l’ex marito di Maria non ci sta. Inizia a diventare sempre più pesante, da stalker diventa carnefice.

Il cornuto – la felicità della sua ex – non la vuole vedere “nemmeno su cartolina”.

Tanta ironia e alla fine tanto disorientamento.

Perché così è la vita bastarda di tante “femmine” uccise.

Alcune di loro vivevano una vita normale. Alcune erano felici.

“Per la prima volta avevo sentito un caldo nel cuore ed il pensiero che la mattina dopo mi sarei svegliata accanto ad una donna che come me aveva i piedi freddi e doveva fare subito la pipì,… mi faceva addormentare con la consapevolezza che quel tenero abbraccio della sera sarebbe diventato – la mattina seguente – una divertente lotta a chi arrivava prima al bagno e così notte dopo notte mi addormentavo con un sorriso sconosciuto fino ad allora.

Abituarsi alla felicità è l’occupazione più sorprendente e difficile della vita”. (Maria)



Note di Regia:

Quando ho avuto fra le mani questo copione l’ho accarezzato.
Credo di averlo letto in apnea; era come se avessi perso l’abitudine di respirare.
Ho capito subito che parlava d’Amore, di quell’Amore che le Donne diffondono a pieni mani, a profusione, di quell’Amore che stendi ad asciugare quando si bagna di lacrime, di quell’Amore morbido che sa di buono e ha un profumo antico e consolante.
Ho capito poi che parlava anche di quell’altro amore : quello che lascia le donne sole a districare i fili del quotidiano fluire, quello che le lascia mute perché la voce si perde se nessuno ti ascolta, quello che le ferisce, le umilia,le calpesta, le snatura e infine le uccide. Ho immaginato una scena piena di fili,una matassa che intrecciasse la gioia e il dolore, la solitudine e la pienezza, la violenza e la tenerezza,il vuoto e il pieno, che raccontasse la “piccola” eppur “ meravigliosa” anima di Maria , che faccia vivere semplicemente questa storia cosi’ straordinaria…
Ma dolorosamente, atrocemente, ordinaria.

 

Laura Jacobbi

Categoria: EventiTeatro / Danza

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Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more

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