CASANOVA DIARY: ViPride, il vicentino e la diversità

CASANOVA DIARY

Nell’anno in cui il Festival di Cannesfa ha trionfare lo straordinario film in cui si svelava l’identità sessuale di una giovanissima protagonista grazie al rapporto amoroso-carnale con un’altra donna (“La vie d’Adele” di AdbellatifKechiche) quasi in concomitanza con il primo matrimonio gay di Francia con bacio finale sulle note di Frank Sinatra, nell’anno in cui risuonano sempre più gravi i maltrattamenti e le ingiustizie subite per orientamenti sessuali ancora non accettati in un’Italiafanalino di coda in materia di diritti civili, la nostra Vicenza per molti ancora gravida di conservatorismo è pronta e come si sta preparando al ViPride, evento già storico e bandiera di una laicità moderna ed aperta?
L’aspettiamo da mesi. E’ stato sostenuto da artisti, enti, associazioni, cooperative e cittadini di ogni età, e non solo locali.
E in molti ancora ne discutono.

A marzo si è tenuto il gay pride a Palermo ea fine maggio a San Paolo del Brasile con oltre 3 milioni di persone che hanno sfilato: e i vicentini?
Luca (27 anni) afferma che «Vicenza sta dimostrando di essere pronta e propensa al dialogo, ospitando la manifestazione», mentre Francesca, 40enne, spera«non ci saranno scontri durante la parata, magari mossi da quelle fazioni storicamente avverse al tema, e in generale alle diversità», e Carla (53 anni) che rivendica i diritti LGBT in materia di riconoscimento come coppie di fatto,anche se poi e con orgoglio afferma d’essere «sposata ‘regolarmente’ e con tre figli! ».
E se in periodo di campagna elettorale tanto si era discusso del ViPride, con un botta & rispostaVariati-Dal Lago sul tema, c’è chi come la 39enneBarbara trova che «la diversità non vada esibita, perché proprio nell’esposizione si manifesta un’emarginazione che altrimenti non esisterebbe, e che non andrebbe messa in rilievo», aggiungendo che «siamo tutti uguali, non serve fare manifestazioni che parlano di orientamenti diversi, perché inutili», incalzata da Giuliana (62 anni), che afferma che «la sessualità vada osservata e seguita tra le mura di casa, nella propria intimitàe non esposta mai pubblicamente» .
Il più giovane Tommasosi rivela più preoccupato che la parata finale possa interferire «con gliappuntamenti di lavoro deivicentini, perché sempre di un evento si tratta, e con tutta probabilità bloccherà la città», mentre Lorenzo(54enne) vorrebbe solo che non «fosse un grande punto di domanda per le attività commerciali che quel sabato saranno aperte al pubblico, e non solo ai manifestanti», e infineRoberta dichiara che «i diritti LGBT vanno sostenuti qualsiasi sia la nostra opinione in merito. Hanno perfettamente ragione a manifestare, l’Italia non è ancora un paese evoluto, purtroppo».

E intanto siamo arrivati alle battute finali del ViPride, con gli ultimi eventicome la mostra “Io Sono Diversoche ha come protagonista la diversità, che essa sia di genere, di opinioni, di personalità, fisica, caratteriale, di identità, sessuale: le differenze che rendono unici, ma taloraconsiderate motivo di conflitti e emarginazione.
E il focus della parata del prossimo 15 giugno saranno proprio i modelli di unioni e amori diversi da quelli a cui l’Italia in generale e Vicenza in particolare è abituata, ora storicamente salda nelcattolicesimo e ora ancora troppo chiusa ai nuovi orizzonti per definizione più che per convinzione,al punto che molto spesso tante coppie e singoli anche vicentini si ritrovano di facciata a reprimere loro stessi.
Come nel caso di Marco, 40enne gay che per le vie del centro mano nella mano con il compagno non gira.
Perché? «Sono un uomo ma ancora devo fare i conti con questo. Soprattutto per i miei genitori: lo sanno, ma credo non sarebbe bello per loro sentirsi denigrati dai tanti conoscenti della zona come ‘padre e madre dell’omosessuale’. Come fosse il gossip del giorno.
Non voglio rischiare di essere l’argomento principale di cene tra amici di vecchia data con discorsi tipo ‘da piccolino pensavo fosse eterosessuale, aveva una fidanzatina’, o al centro distrane fobie di diversi miei coetanei del tipo ‘se c’è lui da solo non esco’, come fossi un pericolo o un pervertito. Tutto questo esiste ancora, non solo nelle barzellette. E io non sono malato, né strano.
Quello che è davvero strano invece è il dover fare questi ragionamenti, oggi e in un posto così moderno e ricco sotto tanti altri punti di vista».

E se il metter becco su amore e faccende altrui sembra ancora uno degli sport meglio riusciti della nostra città, cosa ci aspettiamo da questo ViPride?
E soprattutto cosa succederà dopo?
L’augurio è quello di scuotere almeno un po’ la coscienza collettiva cittadina.
Del resto il vicentino sembra criticare ma subire, non amare il nuovo ma alla fine accettarlo … prima o poi!
E questa è la speranza.


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