Bed Time: la possessione del corpo

La possessione totale e definitiva dell’amante, al punto da ridurre il suo corpo a semplice mezzo per il nostro piacere, è un’ossessione tipicamente libertina.
«Il limite dell’amore è quello di avere sempre bisogno di un complice» dice il Duca in Salò o le 120 giornate di Sodoma, dimostrando quanto gli impulsi sessuali rappresentino una condizione di dipendenza dal partner, il quale però, essendo provvisto di una propria individualità, di una propria autonomia di azione e di pensiero, non potrà mai essere a nostra completa disposizione nella soddisfazione del piacere. Oltre che un’ossessione, quella dei libertini è quindi una vera utopia.

Utopia che Cesar, il protagonista di Bed Time, riesce in un modo o nell’altro a concretizzare. Il film di Jaume Balagueró, sceneggiato da Alberto Marini, racconta una storia piuttosto semplice: Cesar, solitario portiere di un condominio di Barcellona, vuole distruggere la felicità di Clara, giovane inquilina che sfoggia sempre uno smagliante sorriso. Così, ogni notte s’introduce nel suo appartamento, la narcotizza ed escogita stratagemmi per tormentarla, facendo leva sulle sue fobie. Ma non solo: dorme insieme a lei e abusa del suo corpo, ripetutamente.

L’epilogo della trama in questo momento non c’interessa, ed è il caso che lo scopriate da voi poiché il film – uscito lo scorso 19 luglio per Lucky Red – merita la visione.
È invece utile notare come il comportamento di Cesar sia frutto di un sentimento duplice: da un lato c’è sicuramente la frustrazione dovuta alla sua solitudine, che lo spinge ad annientare la felicità altrui; dall’altro c’è però anche una forte componente di desiderio sessuale, cui non può sottrarsi di fronte al corpo inerme di Clara. Narcotizzato, insensibile, indifeso, il corpo subisce un processo di completa reificazione, diviene in tutto e per tutto un oggetto, da possedere e sfruttare a piacimento. L’utopia si realizza, l’individualità del partner (in questo caso un partner involontario) risulta annullata, ma a che prezzo? Cesar non compie solo un gesto di violenza, ma tradisce anche uno dei principi che, almeno in teoria, costituiscono la base fondante dell’atto sessuale: mi riferisco all’idea secondo cui l’amore fisico debba essere un’esperienza condivisa, un giardino – perdonate l’abusata metafora – dove due partner consenzienti siano liberi di cogliere i frutti che prediligono, per raggiungere un piacere paritario, soddisfacente per entrambi. Un’esperienza che è anche intima conoscenza dell’altro.

Il piacere di Cesar è invece egotistico, unidirezionale, deviato. È il volto più cupo della libido.
E Bed Time si rivela un riuscito e inquietante thriller psicologico grazie al punto di vista che adotta: non quello del corpo “violato” (la vittima), ma quello del corpo “violante” (il carnefice). Costringendoci così, come spettatori, a fare i conti con la nostra stessa moralità.

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